Thursday 22 January 2009

The fleece revolution

To take a leaf out of someone’s book significa copiare l’esempio di qualcun’altro.

In questi giorni l’Islanda, fino a pochi mesi fa una delle piu` tranquille e civili democrazie del mondo, e` in preda ad una rivoluzione. La chiamano “the fleece revolution” ovvero la rivoluzione delle felpe, per via delle temperature rigide che deve affrontare chi partecipa alle manifestazioni.

Altre nazioni sono state colpite direttamente dal tracollo dell’Islanda, in particolare il Regno Unito e i Paesi Bassi.
Negli anni’70 il Regno Unito aveva iniziato quella che era stata genialmente ribattezzata “The Cod War”, la guerra del merluzzo (invece della piu` nota “Cold War” ovvero la guerra fredda), quando l’Islanda decise di estendere le proprie acque territoriali di varie decine e poi centinaia di miglia marittime per sfruttare esclusivamente la pesca in territori prima di dominio di varie nazioni. The Cod War il Regno Unito la perse.

Pochi mesi fa pero` il Regno Unito ha vinto una nuova “guerra” contro l’Islanda. Molti piccoli risparmiatori infatti avevano investito i propri soldi in conti Islandesi che promettevano interessi piu` alti. Anche io ci avevo dato un’occhiata ma poi per qualche motivo (una manna dal cielo!) ci ho rinunciato. Quando l’economia islandese e` crollata, non era ben chiaro se chi aveva investito in conti islandesi avrebbe mai rivisto i propri risparmi. Alla fine Gordon Brown e` riuscito a raggiungere un accordo garantendo un rimborso fino ad un massimo di £50.000 per risparmiatore da parte del governo islandese e inglese insieme.

Ma torniamo alla fleece revolution. Da Ottobre circa ogni giorno centinaia e a volte migliaia di persone si ritrovano spontaneamente davanti alla sede del Parlamento per protestare contro chi li ha portati al collasso. La Corona Islandese vale la meta’ di quello che valeva un anno fa e le vetrine dei negozi iniziano a somigliare a quelle dell’Unione Sovietica. Tutto quello che prima veniva importato ora e` diventato troppo costoso.

500, 1000, 2000 persone che protestano a noi probabilmente fanno un po’ sorridere, ma non dimentichiamoci che l’intera popolazione di questo paese e` di poco superiore ai 300.000 abitanti pertanto la protesta acquisisce subito una rilevanza piu` significativa. L’altro dato importante e` che queste non sono manifestazioni di partito, ma spontanee.


Il Governo ha cercato in primo luogo di sottovalutare la protesta classificandola come un gruppetto di anarchici, di teste calde. Ma quando dopo qualche settimana le signore hanno lasciato a meta` il maglione che stavano facendo con i ferri, si sono infilate gli scarponi e sono scese in piazza con i mestoli e le pentole affiancando i giovani con i tamburi, qualche campanello d’allarme e` iniziato a suonare.

Ieri per la prima volta nel 2009 il Governo si e` riunito dopo la pausa natalizia e spontaneamente la protesta e` ricominciata ed e` andata avanti fino a notte fonda. In alcuni cartelli rivolti contro il Primo Ministro si leggeva: “L’America ha cacciato Bush, noi vogliamo cacciare te!”, “Yes we can!”. Il Governo si e` rinchiuso nel Municipio ma quando a notte inoltrata sono stati costretti ad uscire le loro auto blu sono state coperte di uova mentre alcuni manifestanti battevano i pugni contro i finestrini delle loro vetture.

Penso capiate tutti dove voglio andare a parare quando auspico che l’Italia prenda esempio dall’Islanda. Probabilmente da noi l’acqua alla gola, o per dirla senza usare francesismi, le pezze al culo, le avvertiamo meno. Un po’ perche` l’informazione e` censurata e pilotata, un po’ perche` le pezze al culo le abbiamo sempre avute e quindi non ci accorgiamo di stare pure peggio di prima.

Il Governo islandese e’ appeso ad un filo, il nostro sembra invece ancora in una “botte de’ fero”, ma i tempi cambiano e spero un giorno di vedere questa scena ripetersi ma questa volta vorrei che nella macchina ci fosse il Pelatino...


2 comments:

Saretta said...

potremo maı???

Artemisia said...

La corona islandese vale la meta'? Caspita era cosi' cara l'Islanda nel 2003!
Quando alla coscienza civica, azzardo un ipotesi: probabilmente gli Islandesi non sono rintronati dai programmi TV come gli Italiani.